IL LIBRO NERO DEL COMUNISMO di Stephan Courtois

10.05.2012 11:32

Il Partito Comunista,fonte di tragedie e miserie.

Il Libro Nero Del Comunismo ad opera di un nutrito gruppo di storici guidati dal francese Stephan Courtois, è un libro destinato a segnare un avvenimento fondamentale nella ricerca storica e nell'informazione sul comunismo come fenomeno storico dalle ben precise radici ideologiche. Nessun cittadino dovrebbe ignorare questa fondamentale presenza bibliografica, a memento perpetuo della più grande tragedia della storia, del più abbietto crimine che sia mai stato compiuto contro l'umanità,considerando il numero di vittime. Il libro oltre al merito di aver ricostruito in modo (sempre) ben documentato ciò che è avvenuto in questo secolo nei paesi in cui erano in vigore regimi comunisti, ha anche quello di aver provocato negli ambienti della sinistra italiana un momento di riflessione amara. Forse è molto difficile sfuggire all'uso prettamente strumentale dei contenuti di questa ricerca o a "ennesime richieste di abiura del passato", e proprio questa può essere la difficoltà nell'avvicinarsi alla lettura del libro, soprattutto dopo aver affrontato il primo, introduttivo capitolo scritto da Stéphane Courtois, che funge da cornice all'intero contesto e che ha suscitato polemiche anche all'interno del gruppo di lavoro.


I due importanti storici francesi quali sono Nicolas Werth e Jean-Louis Margolin hanno curato le sezioni dedicate all'URSS il primo e alla Cina e ai comunismi asiatici il secondo. La lunga, coinvolgente recensione di Rossana Rossanda, apparsa su "il manifesto" del 25 febbraio, valuta i capitoli dedicati all'URSS tra i più documentati e quindi tra i più interessanti anche grazie all'apertura degli archivi sovietici e alla loro consultazione da parte dell'autore.I dati offerti, che possono apparire sconvolgenti, erano in realtà per lo più noti, anzi da questa pubblicazione certi numeri che erano stati fatti per approssimazione (e spesso non ingenuamente), vengono notevolmente ridimensionati. Ma è proprio il vedere accostati tutti i crimini compiuti dai regimi comunisti e ancor più le conclusioni a cui la ricerca giunge che provocano forti turbamenti. Il comunismo è stato autore di un "genocidio di classe" che ha provocato un numero di morti maggiore del "genocidio di razza". Perché allora c'è stato "l'occultamento della dimensione criminale del comunismo"?

 

Per Courtois sono tre le principali ragioni: l'attaccamento all'idea stessa di rivoluzione, la partecipazione dei sovietici alla vittoria sul nazismo e un'idea forte e vitale di antifascismo che vigilava perché i crimini nazisti non si ripetessero e che non accettava il pensiero che colpe analoghe potessero venire imputate al fronte avverso.La ragioni generali che hanno motivato questa ricerca sono: "il rispetto delle regole della democrazia rappresentativa e, soprattutto, il rispetto della vita e della dignità umana. È questo il metro con cui lo storico giudica gli attori della storia." L'ultimo capitolo del libro, sempre di Courtois, ha come titolo "Perché?" ed è la risposta alla domanda fondamentale che ci si pone: perché tanta crudeltà? sono connaturati al regime comunista l'uso programmato della violenza e l'uccisione dell'avversario? La risposta, forse troppo categorica e priva di inquietudini, è "sì", un sì drastico e senza scampo, che vede proprio in Lenin (estrapolando frasi da lettere e da discorsi e decontestualizzandole) la radice teorica della natura criminale del comunismo. Se, come dice Orlando Figes nella bella intervista per "l'Unità" del 25 febbraio, l'obiettivo di questo "libro nero" è il "recupero di consensi della destra non tanto nei confronti del comunismo, quanto della sinistra liberale", proprio perché nessuno oggi, a sinistra, negherebbe la violenza dei regimi comunisti, forse è tutta la cultura di origine illuministica che viene attaccata e questo può essere piuttosto pericoloso.

 

E non solo per il conto dei morti, tale da far impallidire perfino l'insensata mattanza nazista: oltre 100 milioni di vite distrutte; ma anche per il movente di questo intollerabile crimine planetario: l'affermazione di un'ideologia che nega l'uomo come persona e lo riduce al rango di mezzo per la produzione di beni o, al più, al livello di «uomo sociale», cioè quella forma di persona dimezzata che si riconosce non come individuo ma come componente di un collettivo.L'identità personale, nella filosofia marxista, è subordinata a quella sociale, così come il livello spirituale e culturale della vita è del tutto subordinato a quello economico, dei rapporti produttivi. In base a un simile cieco meccanicismo la storia, per i comunisti, si sviluppa necessariamente lungo un cammino prestabilito: il destino dell'inevitabile paradiso finale (approdo fatalista di una religione senza dio, priva di ogni spessore spirituale), che è la società comunista senza Stato, senza proprietà privata e senza conflitti, non è una conquista ma una prigione. Niente Stato, niente proprietà privata, niente conflitti solo perché i cervelli (dei sopravvissuti alle persecuzioni e alle stragi) saranno perfettamente omologati e resi incapaci di pensieri originali, di dissidenza: l'avvento del comunismo è la tomba della libertà.Approfondendo con analisi storiche puntuali, con il ricorso a documenti scottanti e spesso raccapriccianti, gli autori del Libro Nero guidano il lettore in un sorta di «viaggio allucinante» nella storia del comunismo: e così veniamo fatti spettatori della realizzazione pratica di un pensiero criminale.

 

L'inferno è sceso sulla terra: dovunque il comunismo si sia affermato come struttura politica e di potere ha portato morte e paura, miseria e sopraffazione. La ricetta di un'ideologia antiumana non poteva non realizzarsi come crimine di fatto. Il più assurdo, il più atroce che l'uomo potesse compiere a danno dei suoi simili.Per questo motivo il Libro Nero dovrebbe figurare nelle biblioteche degli italiani accanto alla Bibbia: utile, anche se scioccante, sarebbe il confronto impietoso fra un messaggio d'amore e una strategia dell'odio realizzata attraverso la più delirante delle malvagità.

 

                                                           VOTO 8