Gli Dei Del Calcio

Questa particolare categoria della Sezione Sport di OraZero è dedicata ai miti del calcio.Non a particolari o semplici calciatori con carriere piene zeppe di titoli o successi ottenuti,ma solo ed esclusivamente ai geni del calcio.Persone che fin da subito hanno mostrato non solo uno straordinario talento nel dedicarsi al calcio,non solo di essere autori di partite o giocate memorabili,ma persone che grazie al loro modo d'essere,al loro genio,alla loro arte applicata a uno sport sono stati in grado di eccitare popoli e trascinare nazioni intere.Non semplici campioni quindi ma eroi indiscussi di ogni epoca e periodo,dotati di quell'alone di eccezionalità che li ha resi Indimenticabili,che li ha resi GLI DEI DEL CALCIO.

Non potevamo non iniziare dal primo grande Dio del calcio.Il solo e unico O'Rey.Pelè.

Pelè - La Perla Nera.Scritto da:Nicola Giordano

 

La stella più luminosa del Brasile.

Pelé. Il Dio del calcio. 'O Rey'. Ciascun soprannome riconduce allo stesso pensiero, quello di una superstar che dominò il mondo, un'icona vivente che superò ogni primato. Al di sopra ed oltre il suo ineguagliato record di tre vittorie nella Coppa del Mondo, Pelé fu un genio che ad ogni occasione reinventava costantemente il gioco del calcio.Con ogni tocco, ogni passaggio, ogni dribbling, Pelé era capace di fare qualcosa di nuovo, qualcosa che i tifosi mai avevano visto prima. Il suo istinto infallibile per il gol, il colpo d'occhio per i passaggi perfetti e le doti leggendarie di dribbling, fecero di lui il perfetto calciatore. E se la "Seleçaõ" incarnava il "bel gioco" agli occhi di tanti tifosi di tutto il mondo, ciò può essere tranquillamente attribuito alle doti straordinarie del suo osannato numero dieci.


Una stella fin da principio.
Edson Arantes Do Nascimento nacque il 23 ottobre 1940 a Tres Corações in Brasile. Scoperto all'età di 11 anni dall'ex giocatore della nazionale brasiliana Waldemar de Brito, si unì al Santos all'età di quindici anni e non ne aveva ancora compiuti sedici quando segnò un gol nel suo primo incontro ufficiale contro il Corinthians, nel settembre del 1956. Era nata una leggenda.

Nel 1958 giocò la sua prima Coppa del Mondo a soli 17 anni. Il mondo era stupefatto da quel minuto adolescente venuto dal nulla per illuminare il torneo con le sue doti straordinarie. Di fatto fu proprio la sua bravura in campo che gli fece guadagnare un posto nel terzo incontro del Brasile contro l'URSS. Pelé si era infortunato, ma al suo ritorno dall'infermeria, la squadra serrò le fila e insistette con lui per formare un trio d'attacco irresistibile con Garrincha e Vavá.


Pelé ripagò con un gol contro il Galles nei quarti di finale e con una tripletta contro la Francia in semifinale. Era inarrestabile, con una tecnica perfetta, accompagnata da una velocità incredibile, mista ad opportunismo e intelligenza. Emanava classe, e concluse la Coppa del Mondo con due splendidi gol nella finale contro la Svezia. Il primo lo vide esibirsi in un audace "sombrero", sollevando la palla sopra l'ultimo difensore prima di depositarla dolcemente in rete, mentre il secondo fu un astuto colpo di testa che superò l'ammaliato portiere svedese. Il difensore Sigge Parling più tardi confessò: "Dopo il quinto gol avevo voglia di applaudire".

Dopo il fischio finale, il portiere della Seleçaõ, Gilmar, ricorda con affetto, di aver dovuto consolare il genio bambino che commosso veniva portato fuori dal campo in lacrime sulle spalle dei compagni. Pelé avrebbe consolidato la sua fama negli anni a venire, tormentando le difese e confermando il suo status di fuoriclasse assoluto. Nel 1959 realizzò 127 gol, nel 1961 ne fece 110 e vinse due volte la Coppa Libertadores (1961 e 1962), due volte la Coppa Intercontinentale (1962 e 1963), oltre a nove campionati di Sao Paulo.


Frustrazione e gioia

Arrivò ai Mondiali del Cile nel 1962 pronto di nuovo a fare faville. Si trattava del palcoscenico ideale per mettere in mostra le sue doti, ma purtroppo Pelé subì un infortunio proprio durante il primo incontro e non potè più giocare. Osservò tutte le partite dalla panchina mentre i suoi compagni vincevano di nuovo il titolo più ambito. A partire da quel momento il destino di Pelé era segnato. Subì infatti un secondo infortunio nel 1966, quando dovette uscire dal campo in barella, colpito nello stinco durante la terza partita contro il Portogallo. Anche questa volta fu costretto ad assistere agli incontri dalla panchina, ma in questo caso la sua squadra venne eliminata.

La "Perla nera" avrebbe dovuto attendere Messico 1970 per ricordare al mondo le sue doti eccezionali. Abilmente assistito dai luogotenenti Jairzinho, Tostao, Rivelino e Carlos Alberto, quell'anno il Re Sole splendette in tutta la sua gloria. Il primo Mondiale trasmesso in tutto il mondo a colori, vide come protagonista un Pelé deciso a dare un nuovo significato al gioco del calcio. Tra i momenti culminanti vi sono il suo tentativo di realizzare un pallonetto da metà campo contro la Cecoslovacchia, un incredibile colpo di testa seguito dall'ancor più incredibile salvataggio da parte del portiere inglese Gordon Banks ed il memorabile frangente in cui con una finta lasciò scorrere il pallone oltre il portiere dell'Uruguay uscito fuori area, per poi recuperare la sfera e sparare di pochissimo a lato.

Fu Pelé a realizzare il centesimo gol del Brasile in un Mondiale, proprio durante la finale messicana: si trattò di un magnifico colpo di testa dopo un salto che lo vide rimanere sospeso per aria per alcune lunghissime frazioni di secondo. "Era una sensazione speciale quella di segnare con un colpo di testa. Mio padre una volta realizzò cinque colpi di testa in una sola partita, un record che non sono mai riuscito a battere" disse più tardi Pelé.

Tarcisio Burgnich, il difensore italiano cui era stato assegnato il non invidiabile compito di marcare Pelé nella finale, disse più tardi: "Prima della partita mi ripetevo che era di carne ed ossa come chiunque, ma sbagliavo". Il Brasile vinse la Coppa Rimet per la terza volta con quella che fu senza ombra di dubbio la miglior squadra di tutti i tempi. Pelé era diventato una leggenda vivente. Il giorno dopo la finale il Sunday Times scriveva in prima pagina: "Come si scrive Pelé? D-I-O".

Lasciando una grande impronta

Pelé era una vera e propria leggenda e, durante la sua lunga e prestigiosa carriera, stabilì record sorprendenti. Nel 1969 realizzò il suo millesimo gol,di fronte ad una folla in delirio nello stadio Maracaná. In non meno di sei circostanze realizzò cinque gol durante un unico incontro, fu poker di reti in 30 occasioni, ben 92 le triplette! Nel 1964, in un incontro contro lo sfortunato Botafogo, mise in rete il pallone ben otto volte! In tutto realizzò 1281 gol in 1363 partite e collezionò 92 presenze internazionali.

Abbandonò quello che chiamava "il bel gioco" nel 1974, prima di tornare, un anno dopo, a giocare per i Cosmos di New York "per portare il gioco più diffuso al mondo al pubblico nordamericano". Appese definitivamente le scarpe al chiodo nel 1977. J.B. Pinheiro, l'ambasciatore brasiliano presso l'ONU, affermò "Pelé giocò a calcio per ventidue anni e durante quel periodo promosse l'amicizia e la fraternità mondiali più di qualunque ambasciatore". E chi potrebbe contraddirlo? Nel 1970, in una Nigeria in piena guerra, venne dichiarata una tregua in quanto Pelé stava per disputare un incontro a Lagos. Il Presidente del Brasile lo dichiarò "tesoro nazionale", per impedire qualsiasi potenziale passaggio. E a Santos, ogni 19 novembre, sarà sempre il "Giorno di Pelé", per ricordare l'anniversario del 1000º gol realizzato nello stadio Maracaná.

A partire dal momento in cui la sua carriera terminò, Pelé utilizzò il suo status di ambasciatore per promuovere il suo Paese, l'ONU e l'UNICEF. "Ogni bambino del mondo che gioca a calcio vuole essere come Pelé, il che significa che ho la responsabilità di mostrargli come diventare calciatore, ma anche come diventare un uomo". E' per questo che ci sono gli dei, no?


Carriera da giocatore
Successi internazionali

92 presenze internazionali (97 gol)
1958 Vincitore della Coppa del Mondo in Svezia
1962 Vincitore della Coppa del Mondo in Cile
1966 Coppa del Mondo in Inghilterra: fuori al primo turno
1970 Vincitore della Coppa del Mondo in Messico

Squadre

1956 - 1974 Santos
1975 - 1977 New York Cosmos

Successi con squadre di club

1956, 1958, 1960, 1961, 1962, 1964, 1965, 1967, 1968, 1969, 1973 Campione dello Stato di Sao Paulo
1961,1962 Vincitore della Coppa Libertadores (Santos)
1961, 1962, 1963, 1964, 1965, 1968 Vincitore della Coppa del Brasile
1977 Campione NASL negli USA
11 volte capocannoniere del campionato di Sao Paulo: 1957 (17 gol), 1958 (58), 1959 (45), 1960 (33), 1961 (47), 1962 (37), 1963 (22), 1964 (34), 1965 (49), 1969 (26) e 1973 (11)


Altro

1281 gol realizzati in 1363 incontri
Votato Atleta del Secolo dal Comitato Internazionale Olimpico nel 1999

 

Maradona - El Pibe de Oro.Scritto da:Nicola Giordano

Il Mito di una Nazione intera.

Nella povera zona sud di Buenos Aires, tra il Riachuelo e Palermo, con la Boca come centro popolare, è cresciuto il mito Diego Armando Maradona, nato a Lanús il 30 ottobre del lontano 1960.
E' il quinto degli otto figli di Diego Maradona e Dalma Salvadora Franco, il padre disse appena lo vide: «Questo è un maschio, puro muscolo».
Uno tra i migliaia di ragazzini dei quei quartieri di Buenos Aires, i "cebollitas" (cipollette), piccolini, tarchiati, con una fitta chioma nera.
Maradona detto "El Pelusa" riuscì a dimostrare fin da bambino di essere nato con una dote particolare per il calcio, tanto da riuscire a giocare a 10 anni nella squadra giovanile dell'Argentinos Juniors.
 
Il 20 ottobre del 1976 a 16 anni gioca la prima partita nella Serie A argentina con la maglia dell' Argentinos Juniors contro il Talleres de Córdoba, entra all'inizio del secondo tempo con la maglietta numero 16 al posto di Giacobetti.
Un mese dopo segna il suo primo gol a Lucangioli, portiere del San Lorenzo di Mar del Plata.
 
L'anno successivo debutta con la maglia della nazionale argentina contro l'Ungheria, Maradona ha solo 17 anni e già gioca in nazionale.
Ha 18 anni maradona è già un idolo per la sua gente, ma l'allenatore dell'Argentina Cesar Menotti non lo convoca per il mondiale del 1978 ritenendo che sia ancora troppo giovane per una manifestazione di quel calibro.
 
Nel 1979 segna il suo primo gol in nazionale, contro la Scozia a Glasgow e guida l'Argentina alla vittoria della Coppa del Mondo giovanile in Giappone segnando anche su calcio di punizione nella finale vinta 3-1 contro l' URSS.
Nel 1981 a 20 anni passa al Boca Juniors che l'anno successivo vince il campionato.
 
In questo periodo Maradona decide di avvalersi di un manager, assumendo Jorge Czisterpiler, a cui si appoggia per essere difeso dalla marea di giornalisti, uomini politici e dirigenti calcistici che sono interessati al caso.
E' il 4 giugno del 1982, Josep Lluis Núñez il ricco presidente del Barcellona che vuole comprare tutti i migliori calciatori sul mercato, riesce a completare una grandissima squadra con l'acquisto di Maradona.
 
Nel 1983 però, Maradona subisce l'infortunio piú grave della sua carriera quando Andoni Goicoechea, difensore dell'Athletic Bilbao, gli frattura la caviglia sinistra e gli rompe il legamento.
In questo periodo è molto discontinuo, richiede e ottiene Menotti come allenatore che soddisfa tutti i suoi capricci, gli permette pure di allenarsi al pomeriggio invece che di mattina.
Giustificando questa cosa dicendo «Le partite si giocano la mattina o il pomeriggio? Il pomeriggio. Allora ci si allena il pomeriggio», ma in realtà vuole mascherare la vita notturna del calciatore.
Maradona vuole andarsene dalla Spagna, è in crisi ed in una carente situazione economica, comincia una grave lite con la società che lo costringe a comportarsi sempre peggio, il tenore di vita suo e del suo clan di amici lo lasciano senza soldi ed il fallimento di Czisterpiler come intermediario
lo porta alla rovina; tanto da dover prendere soldi in prestito dall'allenatore Menotti.
 
Il 30 giugno del 1984 firma per la Società Calcio Napoli, soprattutto per ovviare ai problemi economici.
 Il 5 luglio del 1984 è un giorno mitico per i napoletani, allo stadi San Paolo c'è la presentazione ufficiale del calciatore, el Pibe de Oro, qualche palleggio, poi lancia il pallone sugli spalti e poi comincia una grandissima festa.
In Italia Maradona si affida alla gestione di un nuovo manager, Guillermo Esteban Coppola che cancella tutti gli errori del suo predecessore e comincia da capo curando soprattutto l'immagine del calciatore e guadagnando per se una vera miniera d'oro...
Nei primi anni Maradona a Napoli è discontinuo e non riesce a regalare che qualche sua  giocata, nel 1986 nel Mondiale in Messico mette a segno uno dei gol più memorabili e discussi della storia del calcio, segna con la Mano di Dio, segna poi un gol strepitoso 2-1 contro l'Inghilterra nei quarti di finale, e porta la sua nazionale alla vittoria della finale, 3-2 contri la Germania Ovest.
 
Nel 1987 fa il regalo più grande alla città di Napoli, porta una squadra mediocre alla vittoria del primo scudetto, un emozione che nessun napoletano può dimenticare e che segnerà per sempre la presenza di Maradona nel cuore dei tifosi come l'unico ed eccezionale benefattore azzurro.
 
Nel campionato 1987-1988 Maradona ed il Napoli sono molto forti, riescono a mettere sotto tutti,tranne l'invincibile Milan di Arrigo Sacchi; infatti non vincono lo scudetto perdendo sei punti nelle ultime partite, al punto che alcuni giocatori del Napoli sono accusati di aver venduto lo scudetto al Milan.
L'accusa ricade anche su Maradona, e ad accusarlo è un membro del suo club Pietro Pugliese, che lo accusa di fare uso di droga, di essere un narcotrafficante, di avere contatti con il clan Giuliano e di aver steso un patto con la camorra napoletana per non far vincere lo scudetto al Napoli.Pura follia da sconfitta.
Maradona tuttavia resta al Napoli, contrariamente ad altri suoi colleghi, e nel 1989 porta la squadra alla vittoria della coppa UEFA, è la prima vittoria europea per gli azzurri, e Napoli è di nuovo in festa, la città si tinge di azzurro per la seconda volta e Maradona è presente ovunque, anche sui muri della città.Quando va in vacanza in Argentina nell' Agosto del 1989, trascorre più tempo del dovuto, resta fuori per due mesi e minaccia di non tornare al Napoli,chiedendo di essere ceduto; torna in Italia a campionato iniziato.
Tuttavia il Napoli riesce a vincere il secondo scudetto, era il 29 aprile del  1990, quando scoppiò la terza festa azzurra, e Diego Armando Maradona era divenuto il dio di Napoli, venerato più dello stesso San Gennaro. Nel 1990 gioca il Mondiale in Italia, l'Argentina gioca il suo girone a Napoli, dove Maradona è osannato dai tifosi, mentre sugli altri campi è fischiato,elimina l'Italia, sotto gli occhi di uno stadio che tifa quasi più per l'Argentina di Maradona , cosa che gli Italiani non perdoneranno mai al calciatore, ma perde la finale con la Germania a Roma con un rigore di Andreas Brehme.Il 17 marzo del 1991 dopo la partita Napoli-Bari Maradona viene dichiarato positivo al controllo antidoping, ha fatto uso di cocaina, e viene squalificato per 15 mesi dai campi di calcio.
Quaranta giorni più tardi viene trovato in un appartamento di via Franklin,a Buenos Aires viene arrestato e incriminato per consumo di droga.
Uscito di galera si rifugiò nel suo clan argentino, dove credeva di essere al sicuro, Corrado Ferlaino, il presidente del Napoli minacciò di non farlo giocare mai più in nessuna squadra al mondo se non fosse tornato a giocare nel Napoli.Maradona fu arrestato nuovamente in argentina, tradito e accusato da politici e giornalisti, ma continuamente difeso dalla massa popolare che l'ho amava e idolatrava, deluso dalla politica argentina dimostra in quel periodo di apprezzare la politica di Che Guevara e Fidel Castro, infatti si reca all'Avana dove conosce Fidel e gli regala la su maglietta.Nel 1992, Bilardo, uno dei migliori allenatori argentini, vuole a tutti i costi riabilitare Maradona al calcio, e intraprende le trattative con la società azzurra, Ferlaino però non vuole cedere, ma costretto dalla sua cattiva condizione politica ed economica, e da pressioni della Fifa che  vuole il ritorno di maradona nei mondiali del 1994, cede Maradona al Siviglia.
 Il  4 ottobre del 1992 debutta con il Siviglia, gioca poche partite e tenta di recuperare un pò di forma fisica, viene nuovamente arrestato per guida pericolosa e ottiene molte sanzioni disciplinari per litigi con altri calciatori.Nel 1993 decide di andar via da Siviglia e di tornare a giocare in argentina, va nel Newell's Old Boys, di Rosario, una squadra di secondo livello che non riesce ad ottenere nessun aiuto dal campione in declino.
Maradona decide di voler chiudere la sua carriera con una manifestazione di grande livello e e torna a giocare in nazionale.Gioca le qualificazioni e riesce a dare un grande apporto alla squadra che si qualifica vincendo 1-0 con l'Australia, e gioca la sua ultima partita con il Newell's contro l'Huracán.
Nel Giugno del 1994, gioca due partite del mondiale USA94, gioca bene e segna un grandissimo gol contro la Grecia, dopo di che viene squalificato per uso di efedrina, sostanza non consentita dalla FIFA.Nel 1994 si parla di Maradona come allenatore al Napoli, ma la prima esperienza come allenatore la ha con il Mandiyú di Corrientes, esperienza che dura soli due mesi, dopo di che rinuncerà all'incarico.
Nel 1995 ci riprova con il Racing, questa volta resiste di più, quattro mesi.Diego si sente di voler ancora giocare a calcio e l'ottobre del 1995 torna a giocare nella sua vecchia squadra del Boca Juniors, accolto dai tifosi con una grande festa.Gioca tutto il 1996 e nel 1997 sembra essere tornato in gran forma quando viene ritrovato positivo al doping, anche se questa volta ci sono dei sospetti di complotto.
Il 25 ottobre gioca la sua ultima partita nel Boca Junors vincendo 1-2 fuori casa con il River Plate, ed il 30 decide di ritirarsi dal calcio, proprio in quel suo trentasettesimo compleanno.
 Nel 1998 Maradona è in Francia come commentatore uffuciale di una televisione argentina, e torna per la prima volta in Italia dopo molti anni.
Nel 1999 approva la decisione di realizzare un film sulla sua vita col regista gitano Kusturica.
Nel 2000 Maradona pubblicò la sua autobiografia, intitolata Yo Soy El Diego (Io sono il Diego), che in Argentina divenne subito un bestseller.
Nel 2001 l'Asociación del Fútbol Argentino (AFA) chiese alla FIFA l'autorizzazione di ritirare la maglia numero 10 dell'Argentina in onore di Maradona, ma la FIFA respinse la richiesta.
Il 26 dicembre 2003, l'Argentinos Juniors rinominò il suo stadio Stadio Diego Armando Maradona, in onore al campione argentino.
Il 27 aprile 2005 fu nominato direttore sportivo del Boca Juniors.
Il 9 giugno 2005, in occasione dell'addio al calcio di Ciro Ferrara a Napoli, Maradona, dopo quattordici anni di assenza, fece ritorno nella città partenopea, dove il pubblico del San Paolo, anche a distanza di anni, gli riservò un'accoglienza di eccezionale calore ed entusiasmo.
Il 22 giugno 2005 Maradona tornò al Boca Juniors come vicepresidente, dopo una deludente stagione del Boca, coincisa con il centenario della squadra. Il contratto iniziò il 1 agosto 2005 e tra le sue prime decisioni assunse Alfio Basile come nuovo allenatore. Nel 2005 il Boca vinse i titoli: Apertura, Clausura, la Copa Sudamericana, la Copa Libertadores e la Recopa Sudamericana.
Il 15 agosto 2005 debuttò come conduttore del programma televisivo argentino La Noche del 10 che fu molto seguito. In una puntata ospitò ed intervistò Pelè, il calciatore che gli contende la palma di miglior giocatore di ogni tempo. Altri ospiti furono Zidane, Ronaldo ed Hernán Crespo, Fidel Castro e Mike Tyson. Inoltre, durante una puntata incentrata sul tema dei talenti calcistici più promettenti dell'Argentina, tra i vari Messi e Agüero, spuntava anche l'attuale stella del Napoli Lavezzi,che in quel periodo giocava nel San Lorenzo
Il 6 giugno 2006, in occasione della manifestazione di beneficenza "Giugliano Cuore", nell'omonima cittadina a nord di Napoli, fu coinvolto in una spiacevole situazione: fermato e accompagnato in caserma dalla Guardia di Finanza, gli furono pignorati due Rolex d'oro a seguito di un suo vecchio contenzioso con il fisco italiano (risultava infatti evasore fiscale per circa 31 milioni di euro)[28].
Il 26 agosto 2006 abbandonò la carica di vicepresidente del Boca per disaccordi con l'AFA, che scelse Basile come nuovo allenatore della Nazionale argentina.
Nel 2006, in occasione degli ottanta anni del Napoli Calcio, gli fu consegnato da Gennaro Montuori, detto "Palummella", il Pallone d'Oro come miglior giocatore della storia partenopea. L'ambito premio gli è stato assegnato in seguito ad un sondaggio che ha visto partecipare tutti i tifosi napoletani. Il Boca Juniors ha voluto inoltre onorare Maradona con un statua posta all'interno dello stadio Bombonera.
Nel luglio 2007, il narcotrafficante colombiano Hernando Gómez Bustamante, uno dei capi del Cartello 'Norte del Valle', poco prima di essere estradato oggi negli Stati Uniti, ha assicurato che, quand'era agli arresti a Cuba, dove è stato catturato nel 2004, ha dato 50.000 dollari a Diego Maradona affinché influisse sul governo de L'Avana per evitare che fosse deportato in patria.
Verso la fine del 2007 Maradona torna a far parlare di se come calciatore: sponsorizza e partecipa in prima persona, in Sudamerica, ad incontri amichevoli di Showbol tra ex stelle del calcio, che riscuotono un buon successo.
Nel gennaio del 2008 il quotidiano britannico The Sun ha annunciato che Maradona, dopo quasi ventidue anni, ha chiesto scusa agli inglesi per il goal di mano segnato durante i Mondiali del 1986. Notizia poi smentita dallo stesso Maradona che protestò per un errore di traduzione da parte del giornalista che lo aveva intervistato. Nello stesso mese Maradona ha donato la sua maglia numero 10 al leader iraniano Mahmud Ahmadinejad, scatenando le polemiche della comunità ebraica in Argentina.

Il 28 ottobre 2008 viene nominato nuovo C.T. dell'Argentina, dandone l'annuncio di persona, in sostituzione del dimissionario Alfio Basile. Come suoi collaboratori vengono nominati Carlos Bilardo, tecnico dell'albiceleste ai Mondiali 1986, e Pedro Troglio, ex giocatore di Lazio, Verona e Ascoli. La prima partita della sua gestione è stata giocata il 19 novembre del 2008 a Glasgow contro la Scozia e vinta per 1-0. Il 1 aprile 2009 l'Argentina subisce però la sconfitta più pesante nella storia delle qualificazioni mondiali, crollando 6-1 con la Bolivia, penultima in classifica.
Nonostante le difficoltà incontrate nella strada verso la qualificazione a Sudafrica 2010, la Nazionale riesce a guadagnare la qualificazione per il torneo all'ultima giornata del girone battendo l'Uruguay a Montevideo il 14 ottobre 2009.Ai Mondiali africani la nazionale da lui guidata non incanta,anzi macchia un buon inizio di torneo con partite dominate dal disordine tattico che infatti costano l'eliminazione nei quarti di finale contro una solida e giovane Germania per 4-0.Esonerato dalla panchina argentina si ricicla allenatore negli Emirati,alla guida dell'Al -Wasl.

Competizioni internazionali [modifica]

Nazionale


 

 

Marco Van Basten - Il Cigno di Utrecht

 

Quando classe ed eleganza si fanno uomo.

Marcel (detto Marco) van Basten nasce ad Utrecht in Olanda il 31 Ottobre 1964.Centravanti di tecnica eccezionale e, nonostante la statura elevata, notevole eleganza e rapidità nei movimenti,per la quale era soprannominato "il cigno di Utrecht", coniugava la grazia del trequartista con la concretezza del vero cannoniere. Abile con entrambi i piedi,concreto anche nel gioco aereo e nelle acrobazie,mostrava un insieme di caratteristiche per le quali è ritenuto uno tra i più forti e completi attaccanti di sempre. La sua intelligenza calcistica e la sua visione di gioco lo rendevano capace di agire anche lontano dall'area di rigore o dando le spalle alla porta avversaria, rendendolo anche un preziosissimo uomo- assist.

Comincia a giocare a calcio a sei anni quando il padre, ex calciatore e campione d'Olanda nel 1958, lo affida ai tecnici della squadra di casa, l'Elinkwijk. A 15 anni Leo Beenhakker cerca invano di ingaggiarlo nel Feyenoord.

Un anno dopo debutta con la Nazionale giovanile olandese in un torneo Juniores, vinto contro l'Italia a cui segna tre gol in finale. Nel 1981 passa all'Ajax di Johan Cruijff.

Nell'Ajax esordisce in prima squadra il 3 aprile 1982, a 17 anni, contro il NEC Nijmegen: van Basten entra in campo proprio al posto di Cruijff e riesce a segnare un gol al suo esordio con i lancieri.

Nei due anni successivi van Basten passa dai 9 gol in 20 partite del 1982-1983 ai 28 gol in 26 partite nella stagione 1983-1984 nella quale è capocannoniere. La stagione seguente l'Ajax è di nuovo campione d'Olanda e van Basten di nuovo miglior marcatore con 22 gol.

Nella stagione 1985-1986 con 37 gol in 26 partite, si laurea per la terza volta capocannoniere, vincendo la Scarpa d'oro e contribuendo al successo dei lancieri in Coppa d'Olanda. Il 1986, tuttavia, segna anche l'inizio dei suoi guai fisici: è colpito da epatite virale e deve fermarsi tre mesi; a dicembre, nel corso di Groningen-Ajax, si infortuna alla caviglia destra dopo un contrasto con un avversario. Continua a giocare ma alla fine deve farsi operare in Svizzera. Torna in campo 3 mesi più tardi, nella finale di Coppa delle Coppe tra Ajax e Lokomotive Lipsia (1-0) in cui segna il gol decisivo al 21' e chiude il campionato ancora capocannoniere.

Nel dicembre 1986 il Milan, che già da tempo lo seguiva, decide di acquistarlo per la stagione successiva.

Marco van Basten arriva nell'estate del 1987 al Milan, che lo ha ingaggiato per meno di 2 miliardi di lire. Con la maglia rossonera, si presenta subito al suo nuovo pubblico segnando nella prima partita in Coppa Italia contro il Bari. Segue il debutto in campionato a Pisa, anch'esso bagnato da un gol, ma i guai fisici tornano e arriva anche il primo stop: l'altra caviglia inizia a dargli problemi dopo il match di Coppa UEFA contro l'Espanyol. Si fa così nuovamente operare e resta inattivo 6 mesi. Quando torna in campo, il Milan è alla rincorsa del Napoli, e segna i gol decisivi contro l'Empoli a San Siro e contro la squadra di Maradona, nella decisiva gara giocata e vinta al San Paolo, con cui praticamente il Milan vince lo scudetto.

1988-1991: Le vittorie internazionali

La stagione 1988-1989 vede il ritorno del Milan in Coppa Campioni dopo 9 anni: van Basten segna 32 gol (19 in Serie A, 9 in Coppa Campioni, 3 in Coppa Italia e 1 in Supercoppa italiana) e conquista il Pallone d'oro 1988. Nella Coppa Campioni segna 10 reti, tra cui quelle in semifinale con colpo di testa in tuffo contro il Real Madrid nell'1-1 dell'andata a Madrid, quella del 5-0 del ritorno al Meazza e la doppietta nella vittoriosa finale contro la Steaua Bucarest. A novembre un suo gol al Barcellona nella finale di andata contribuisce alla conquista della Supercoppa europea. A dicembre, subito dopo la conquista della Coppa Intercontinentale, van Basten vince il secondo Pallone d'oro consecutivo, affiancando nell'albo d'oro del trofeo campioni come Franz Beckenbauer e Kevin Keegan.

All'inizio della successiva stagione, van Basten viene di nuovo operato, stavolta al menisco: rientrerà oltre 2 mesi dopo. In campionato, vinto al fotofinish dal Napoli, segna ancora 19 gol, che gli valgono il primo titolo di capocannoniere in Italia. Con il Milan raggiunge ancora la finale di Coppa dei Campioni, segnando i gol che risultano decisivi contro Real Madrid, Malines e Bayern Monaco, che il Milan vince il 23 maggio contro il Benfica al Prater di Vienna (1-0). Sua l'apertura di prima intenzione che libera Frank Rijkaard e gli consente di segnare il gol decisivo.Vince per il secondo anno consecutivo il Pallone d'Oro.Nel 1990-1991 il Milan conquista ancora la Supercoppa europea e l'Intercontinentale, contro i paraguaiani dell'Olimpia Asunción. A Tokyo van Basten non segna ma contribuisce comunque alla realizzazione del secondo e al terzo gol.A fine stagione, però, il ciclo di Sacchi al Milan come allenatore è giunto al capolinea, vista la convivenza che era sembrata diventare impossibile tra i due (si parla anche di uno scontro tra Sacchi e van Basten).

1991-1993: Il nuovo intervento e la delusione di Monaco

Nella stagione 1991-1992 a Sacchi subentra Fabio Capello: van Basten ottiene nuovamente il titolo di capocannoniere con 25 gol (tra cui quello nel derby, le triplette con Foggia, Cagliari e Atalanta, quest'ultima nell'arco di 6 minuti).

Nel 1992-1993, van Basten vive forse il punto più alto della sua carriera: nel campionato 1992-1993 l'olandese è tra i protagonisti. Al San Paolo di Napoli l'8 novembre 1992 il Milan vince 5-1 e quattro di questi gol sono suoi. Sempre nel novembre 1992 van Basten si ripete in Champions League, dove segna 4 gol nella gara contro il Göteborg. Pochi giorni dopo gli verrà consegnato il Pallone d'oro, il terzo della sua carriera: l'impresa è riuscita in precedenza soltanto a Johan Cruyff e Michel Platini.

Giunto all'apice, si ripresentano però nuovamente i problemi alla caviglia. A dicembre, il giorno seguente alla consegna del Pallone d'oro, van Basten decide di recarsi a St. Moritz per farsi operare: la prognosi è di due-tre mesi ma la situazione si complica e resta fermo per quattro mesi e mezzo. Rientra a fine aprile nella trasferta di Udine. Appena una settimana dopo, in Ancona-Milan, segna l'ultimo gol della sua carriera, ad Alessandro Nista, proprio lo stesso portiere cui aveva segnato il suo primo gol in Serie A il 13 settembre 1987, per poi disputare, il 16 maggio 1993, contro la Roma, l'ultima partita di campionato. Viene tenuto a riposo in vista della finale di Champions League contro l'Olympique Marsiglia, vinta dai francesi con un gol di Basile Boli, nella quale van Basten scende in campo nonostante la caviglia ancora dolorante.

1993-1995: L'ultima operazione e il ritiro

Nel giugno del 1993, van Basten si sottopone al quarto intervento chirurgico alla caviglia: da qui in poi trascorrono due anni nel tentativo di recuperare l'efficienza fisica. Si riaggrega ai compagni due anni dopo per la preparazione estiva dell'estate del 1995, ma pochi giorni dopo prende la decisione di ritirarsi definitivamente, a soli 30 anni, dall'attività agonistica. Il giorno dopo il suo ritiro, "La Gazzetta dello Sport" commenta la notizia titolando "Dove troveremo un altro come lui?", mentre l'amministratore delegato del Milan Adriano Galliani commenta così: "Il calcio perde il suo Leonardo da Vinci".

Dopo il ritiro

Durante i festeggiamenti per il centenario del Milan nel dicembre 1999, van Basten è stato eletto "attaccante milanista del secolo".

Il 15 marzo 2006 ha partecipato alla partita di addio al calcio del suo amico e compagno di squadra Demetrio Albertini contro il Barcellona. Sceso in campo all'inizio dell'incontro per pochi minuti, ha segnato il gol del momentaneo 2-0 di testa in tuffo, dimostrando, a dispetto degli acciacchi fisici, la sua ottima tecnica e il suo senso del gol.

Nel 2008 van Basten ha raggiunto un accordo con l'Agenzia delle Entrate italiane pagando 7,2 milioni di euro per chiudere un contenzioso riguardante una sua evasione fiscale avvenuta nel 1997 riguardo alcune sponsorizzazioni utilizzanti la sua immagine.

Nazionale

Marco van Basten con la Nazionale maggiore olandese ha disputato 58 partite segnando 24 gol.

Ha debuttato in una partita di qualificazione all'Europeo 1984 contro l'Islanda il 7 settembre 1983. È riuscito a segnare 5 gol in una sola partita con la maglia della nazionale, nella partita di qualificazione agli Europei 1992 Malta-Olanda 0-8.

Con la Nazionale olandese ha vinto gli europei del 1988 assieme ai compagni del Milan Ruud Gullit e Frank Rijkaard, aggiudicandosi anche la classifica marcatori con 5 gol all'attivo: memorabile il suo gol segnato a Dasaev (URSS) in finale, premiato come secondo gol più bello della storia del calcio da Worldsoccer.

Nel 1994 tentò di rientrare in nazionale in occasione del mondiale americano, negoziando col CT Advocaat un impiego limitato. In seguito alle sue ancora precarie condizioni fisiche preferì rinunciare.

Nel 2004 è divenuto allenatore della Nazionale olandese,guidandola ai mondiali del 2006 in Germania e venendo elimanato ai quarti dal Portogallo.Resta in sella anche per gli Europei del 2008 dove in un girone di ferro insieme a Francia e Italia esprime un calcio bello e concreto battendo anche l'Italia per 3-0 e la Francia per 4-1.Ma venendo poi eliminato ai quarti dalla Russia di Hiddink.Diventa allenatore dell'Ajax e vi rimane fino al 2009.

Palmares

Campionato olandese: 3

Ajax: 1981-1982, 1982-1983, 1984-1985
x Ajax: 1982-1983, 1985-1986, 1986-1987
Milan: 1987-1988, 1991-1992, 1992-1993, 1993-1994[2]
Milan: 1988, 1992

Competizioni internazionali

Ajax: 1986-1987

Milan: 1988-1989, 1989-1990, 1993-1994

Milan: 1989, 1990, 1994[2]
Milan: 1989, 1990

Nazionale

1988

Individuale

Capocannoniere Olandese

1983-1984 (28 gol), 1984-1985 (22 gol), 1985-1986 (37 gol), 1986-1987 (31 gol)

1985
1986
1988 (5 gol)
1988
1988, 1992
1988, 1989, 1992
1988-1989 (10 gol)
1989-1990 (19 gol), 1991-1992 (25 gol)
1992

 

Ruud Gullit - Il Tulipano Nero.Scritto da:Nicola Giordano

Classe e Forza pura.

Ruud Gullit nasce ad Amsterdam, 1º settembre 1962 Pallone d'oro 1987 quando indossava la maglia del Milan, fu campione d'Europa 1988 con la Nazionale olandese.

Nel Milan e nella Nazionale olandese ha formato una coppia di centrocampo con Frank Rijkaard. I due costituirono, insieme con il centravanti Marco van Basten, il trio olandese che condusse il club rossonero ad una lunga serie di vittorie internazionali a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. Ha giocato anche nel Feyenoord, nel PSV Eindhoven, nella Sampdoria e nel Chelsea.

Dotato di una straordinaria potenza atletica e di un'ottima tecnica individuale, inizia la carriera nel ruolo di libero avanzando col passare degli anni il suo raggio d'azione fino a diventare un centrocampista avanzato che si adattava a giocare sia da trequartista che da seconda punta, non disdegnando infine il ruolo di attaccante puro.

Dà i primi calci nei dilettanti olandesi dei Meer Boys (1973-1975) e successivamente del Dws (1975-1979), esordendo nei professionisti con l'Haarlem nella stagione 1979-1980, dove rimane tre stagioni (91 presenze e 30 gol) prima di passare al Feyenoord con cui dal 1982 al 1985 disputa altre tre stagioni collezionando 85 presenze e 30 gol nella Eredivisie olandese, vincendo uno scudetto e una Coppa d'Olanda nel 1984.

PSV Eindhoven

Approda al PSV Eindhoven nel 1985-1986, in due stagioni si impone alla scena internazionale con 68 partite e 48 gol in campionato, vincendo due scudetti e entrando a far parte della Nazionale olandese. Nel 1986, disputa proprio con la squadra di Eindhoven il "Trofeo Gamper" a Barcellona, in cui partecipa pure il Milan allora appena acquistato da Silvio Berlusconi.

Milan

Viene acquistato dal Milan nell'estate 1987, per la cifra, all'epoca record per la squadra rossonera, di 13,5 miliardi di lire diventando subito la stella della squadra allenata da Arrigo Sacchi, orfana dell'altro neo-acquisto olandese Marco van Basten, infortunato per quasi tutta la stagione.

La sua prima partita ufficiale con il Milan è datata 23 agosto 1987, a San Siro per il Primo turno di Coppa Italia in cui il Milan superò il Bari per 5-0; Gullit segnò il gol del 4-0 al 57'. In seguito collezionerà 30 presenze e 9 gol nella sua prima stagione in rossonero, guidando i rossoneri allo scudetto numero undici dopo una rimonta sul Napoli di Diego Armando Maradona. Nello stesso anno vince il Pallone d'oro come miglior giocatore d'Europa, per le sue prestazioni col PSV Eindhoven e successivamente col Milan, classificandosi al primo posto con 106 punti e precedendo rispettivamente il portoghese Paulo Futre dell'Atletico Madrid (91 punti) ed Emilio Butragueño del Real Madrid (61 punti). Nell'edizione successiva del 1988 si è classificato secondo con 88 punti dietro al connazionale Marco van Basten (primo con 129 punti), e settimo nell'edizione del 1989 con 16 punti. Ha dedicato la vittoria del Pallone d'oro al leader sudafricano della lotta anti-apartheid Nelson Mandela.

Il 24 maggio 1989 segna una doppietta nella finale di Coppa dei Campioni 1988-1989, giocata al Camp Nou di Barcellona fra Milan e Steaua Bucarest (4-0 per i rossoneri).

Giocherà altre sei stagioni in rossonero, costellate da numerosi successi ma anche qualche infortunio grave come nella stagione 1989-1990, quando resterà fuori quasi tutta la stagione per un problema al ginocchio.

Passa dai trionfi della squadra di Sacchi, con cui colleziona due Coppe dei Campioni consecutive (1988-1989 e 1989-1990), due Coppe Intercontinentali (1989-1990 e 1990-1991), due Supercoppe Europee (1989-1990 e 1990-1991) ed una Supercoppa italiana (1988-1989), a quelli del nuovo corso di Fabio Capello, approdato sulla panchina rossonera nel 1991-1992. Gullit vincerà i primi due scudetti rossoneri sotto la gestione del mister friulano (1991-1992 e 1992-1993) oltre ad una Supercoppa italiana (1992), prima di passare alla Sampdoria nel 1993-1994[7]. Anche coi blucerchiati si impone come uomo-squadra: segna 15 gol in 31 partite (di cui uno, decisivo, proprio contro il Milan, porta i doriani al terzo posto in Serie A e alla vittoria in Coppa Italia. Torna al Milan la stagione successiva (1994-1995), in tempo per vincere un'altra Supercoppa italiana, contro la Sampdoria, ai calci di rigore.

Il rapporto con l'allenatore Capello però è oramai logoro e Gullit fa in tempo a racimolare appena 8 presenze e 3 gol in rossonero, prima di ritornare a titolo definitivo e gratuito alla Sampdoria nel novembre 1994 in cambio del prestito al Milan di Alessandro Melli.

Con il Milan ha giocato 171 partite in 7 stagioni (125 in campionato), coronate da 56 gol così distribuiti: 38 in Serie A, 10 in Coppa Italia, 6 in Coppa dei Campioni, una in Coppa UEFA ed una nella Supercoppa italiana. La sua ultima gara con il Milan è datata 30 ottobre 1994, in Juventus-Milan (1-0), valevole per l'8ª giornata di campionato.

A fine stagione avrà collezionato 22 presenze e 9 gol con la Sampdoria. Nel frattempo rinuncia a partecipare ai mondiali di calcio di USA '94 con la sua nazionale, da cui poco tempo dopo annuncia il ritiro.

Chelsea

Dopo l'esperienza italiana si trasferisce in Inghilterra al Chelsea di Londra, nello stesso tempo arretra il suo raggio d'azione, giocando da difensore centrale (ruolo che ricopriva ad inizio carriera). Dopo una prima stagione da giocatore, nel 1996-1997 sostituisce Glenn Hoddle sulla panchina dei londinesi assumendo la doppia carica di allenatore-giocatore e portando i blues alla conquista della FA Cup, diventando il più giovane allenatore a conquistare questo trofeo.

Nazionale

Ha esordito con la Nazionale maggiore olandese nel 1985 collezionando 66 partite e 17 gol. Ha disputato in maglia oranje l'Europeo giocato in Germania nel 1988 (vinto in finale contro l'URSS per 2-0 con una sua marcatura di testa su cross di Marco van Basten che sblocca il risultato), la Coppa del Mondo giocata in Italia nel 1990 e l'Europeo disputato in Svezia nel 1992. Ha lasciato gli oranje nell'agosto del 1994.

Allenatore

 

Dopo il primo anno fra panchina e campo al Chelsea, Gullit viene esonerato la stagione successiva (1997-1998) e sostituito da Gianluca Vialli, annata in cui gioca solamente 6 partite prima di appendere definitivamente le scarpette al chiodo, all'età di 36 anni, e dedicarsi completamente alla carriera di allenatore.

Decide quindi di accettare la proposta di un'altra squadra inglese, il Newcastle United, con cui inizia la stagione 1998-1999. Al primo anno arriva in finale di FA Cup. Il secondo anno comincia malissimo, collezionando un solo punto nelle prime 5 gare di campionato, decide quindi di rassegnare le proprie dimissioni per lasciare il posto a Steve Clarke.

Nel 2003 viene scelto dalla federazione olandese come selezionatore per la Nazionale Under-19 olandese, fino al luglio 2004, quando affiancherà nelle vesti di co-allenatore il c.t. Dick Advocaat sulla panchina della Nazionale maggiore ai Campionati Europei giocati in Portogallo.

Dalla stagione successiva ricopre la carica di allenatore del Feyenoord, suo club da giocatore, con cui disputa la stagione 2004-2005 prima di lasciare la panchina a Erwin Koeman. L'8 novembre 2007 diventa il tecnico dei Los Angeles Galaxy.

L'11 agosto 2008, a causa di una serie di risultati poco convincenti della squadra di Los Angeles, si dimette dal ruolo di allenatore della stessa.

Il 18 gennaio 2011 viene ingaggiato dal Terek Grozny, squadra della Prem'er-Liga russa con l'obiettivo della qualificazione all'Europa League. Ma il 14 giugno, con la squadra che si trova al penultimo posto in classifica, il presidente Ramzan Kadyrov lo esonera dopo la sconfitta subita dalla sua squadra contro l'Amkar Perm.

 

Ronaldo - Il Fenomeno.Scritto da:Nicola Giordano

L'unico vero Fenomeno del calcio moderno.

Qundo si pronuncia il nome Ronaldo,nonostante sia un nome molto diffuso in Brasile e in Portogallo,ci si riferisce esclusivamente a lui.Nazario da Lima,soprannominato Il Fenomeno.E' considerato uno dei migliori giocatori nella storia del calcio. Inserito da Pelé nel marzo 2004 nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, con la Nazionale brasiliana vanta 98 presenze e 62 gol e si è laureato per due volte campione del mondo, nel 1994 e nel 2002. È stato eletto per 3 volte FIFA World Player (1996, 1997, 2002) e per 2 volte Pallone d'oro (1997, 2002). È il miglior marcatore assoluto della storia dei Mondiali con 15 gol in 19 partite, uno in più di Gerd Müller e Miroslav Klose.

Ha iniziato la propria carriera professionistica nel 1993 tra le file del Cruzeiro per poi trasferirsi in Europa al PSV Eindhoven. Dopo due stagioni nei Paesi Bassi, Ronaldo nel 1996 si è trasferito in Spagna, al Barcellona. Nel 1997 è stato ceduto all'Inter dove la sua permanenza è stata condizionato da due gravi infortuni. Dopo cinque anni tra le file dei nerazzurri, il brasiliano è tornato in Spagna, questa volta al Real Madrid. Ha trascorso 4 stagioni e mezza nella squadra madrilena e nel 2007 è passato al Milan, dove ha subito un nuovo grave infortunio. Dal 2009 al 2011, anno del ritiro dal calcio giocato, è tornato in patria giocando per il Corinthians. Dopo il ritiro è diventato agente pubblicitario della sua società di sportmarketing, la 9ine Sport & Entertainment.

È stato sposato dapprima con Milene Domingues, che il 6 aprile 2000 ha dato alla luce Ronald, e successivamente è convolato a nozze con Maria Beatriz Anthony da cui ha avuto due bambine: prima Maria Sofia, nata il 24 dicembre 2008, e poi Maria Alice, nata il 6 aprile 2010. Ronald gioca nel Canillas, squadra gemellata con il Real Madrid, dove militano anche José Junior, figlio di José Mourinho, e Theo, figlio di Zinédine Zidane.Nel dicembre del 2010, a cinque anni di distanza, ha riconosciuto Alex, quello che nei fatti è il suo secondo figlio, nato da una relazione con la modella Michele Umezu. Pochi giorni dopo ha dichiarato di essersi sottoposto ad un'operazione di vasectomia per evitare di avere altri figli in futuro.

Caratteristiche tecniche

Ronaldo è stato un giocatore completo,abile con entrambi i piedi, dotato di un gran senso del gol, potente fisicamente e dotato di tecnica e freddezza straordinarie. Nel suo bagaglio tecnico rientravano finte, dribbling e doppi passi.Nel novero delle sue abilità vi erano anche i calci piazzati: era un buon rigorista e tiratore di punizioni. Abile anche di testa, era dotato di una rapidità straordinaria e di un bruciante scatto.Tuttavia la sua carriera è stata costellata da infortuni, alcuni dei quali molto gravi, a causa della eccessiva muscolosità delle sue gambe a fronte di legamenti molto fragili che ne hanno in parte limitato velocità e mobilità.

Carriera

Club

1990-1994: gli inizi in Brasile

Nato nel poverissimo quartiere di Bento Ribeiro, si mise in luce molto giovane con il Valqueire e a sedici anni fu ingaggiato dal São Cristóvão, squadra dell'omonimo quartiere di Rio de Janeiro, dove si fece subito notare nelle giovanili, segnando in tre stagioni 44 gol in 73 incontri.Nel 1993 passò dal calcio carioca a quello mineiro,messo sotto contratto dal Cruzeiro di Belo Horizonte (Minas Gerais). Nella prima stagione al Cruzeiro realizzò 12 gol in 14 incontri del campionato nazionale, attestandosi poco sotto la media realizzativa di una rete a partita. La sua impresa più notevole a Belo Horizonte rimane quella dei tre gol segnati nel derby contro l'Atlético Mineiro (battuto 3-1) in un incontro valido per il campionato Mineiro. A quell'epoca Ronaldo già aveva avuto esperienze in Nazionale, avendo giocato nella selezione juniores su indicazione di Jairzinho (campione del mondo 1970 in Messico), il quale lo aveva segnalato allo staff tecnico federale quando aveva 14 anni. Alla fine della stagione Ronaldo vinse la Coppa del Brasile con il Cruzeiro.

1994-1996: PSV Eindhoven

Quando, nel 1994, Ronaldo andò a giocare in Europa, ingaggiato dal PSV Eindhoven per 6 milioni di dollari USA, lo fece da campione del mondo, pur non essendo mai sceso in campo nella Coppa del Mondo FIFA disputatasi in estate negli Stati Uniti. In due stagioni, tra campionato olandese, coppe nazionali e internazionali, Ronaldo in 57 incontri mise a segno 55 gol, 42 dei quali in campionato.

1996-1997: Barcellona

Nel 1996, non ancora ventenne, fu ceduto al Barcellona. In Spagna vinse il suo primo trofeo internazionale, la Coppa delle Coppe 1996-1997, realizzando il calcio di rigore decisivo per battere 1-0 il Paris Saint-Germain. Con la squadra catalana mantenne un rendimento altissimo, segnando 47 reti in 49 partite ufficiali, di cui 34 gol in 37 presenze nella Liga, che gli valsero il titolo di Pichichi.

1997-2002: Inter

Massimo Moratti, che già da tempo teneva sotto osservazione il calciatore brasiliano, nell'estate del 1997, riuscì ad assicurare le prestazioni di Ronaldo all'Inter, pagando al club catalano l'intera clausola di rescissione di 48 miliardi di lire presente nel contratto del calciatore più un ulteriore indennizzo di 1,8 milioni di dollari (circa 3 miliardi di lire) stabilito dalla FIFA.Il calciatore giunse a Milano il 25 luglio 1997, accolto con grande entusiasmo dai tifosi. Nella stagione 1997-1998 l'Inter arrivò seconda in campionato, ma vinse la Coppa UEFA. A livello personale Ronaldo segnò 25 gol in campionato, che non bastarono a vincere la classifica marcatori (appannaggio di Bierhoff con 27 centri) e in quella stagione vinse il suo primo Pallone d'oro.

Il seguito della permanenza di Ronaldo all'Inter fu reso difficile da due infortuni gravi e dai tempi lunghi di recupero. Il 21 novembre 1999, durante una partita di campionato contro il Lecce, Ronaldo si lesionò il tendine rotuleo del ginocchio destro. Ci vollero quasi sei mesi e un intervento chirurgico prima di tornare in campo: questo avvenne il 12 aprile 2000 a Roma, durante la finale d'andata della Coppa Italia contro la Lazio. Ma il ginocchio cedette nuovamente dopo sei minuti dall'ingresso in campo e, questa volta, il tendine rotuleo si ruppe completamente. La cosa fece temere per la sua carriera, visto che il danno era più grave del previsto. Tra nuova operazione, eseguita a Parigi dal prof. Gérard Saillant dell'ospedale pubblico Pitié-Salpêtrière,convalescenza e riabilitazione trascorse più di un anno. Ronaldo tornò in campo alla fine del 2001, ma i postumi dell'infortunio portarono l'allenatore Héctor Cúper ad utilizzarlo con iniziale cautela. Solo nella parte finale del campionato, che l'Inter stava guidando davanti a Roma e Juventus, tornò ad essere impiegato in pianta stabile, risultando spesso decisivo. Nell'ultima partita di campionato, il 5 maggio 2002 allo Stadio Olimpico di Roma, l'Inter fu battuta 4-2 dalla Lazio e si vide sorpassata in classifica sia dalla Juventus, che vinse lo scudetto, sia dalla Roma. Ronaldo chiuse la partita in lacrime: fu la sua ultima apparizione in campionato con la maglia dell'Inter.

2002-2007: Real Madrid

Nel luglio 2002, subito dopo il termine del vittorioso campionato del mondo, Ronaldo ruppe con il tecnico interista Cúper e chiese di essere ceduto, a meno di ricevere un adeguamento dell'ingaggio. Dopo una trattativa durata tutto il mese d'agosto e condotta tra il furore dei media e dei tifosi, il giocatore brasiliano fu ingaggiato dal Real Madrid.Con la squadra fresca vincitrice della Champions League vinse la Supercoppa europea 2002 e successivamente, nel dicembre dello stesso anno, la Coppa Intercontinentale. I successi ottenuti con il nuovo club e il titolo mondiale conquistato con la Nazionale brasiliana, gli permisero di ricevere il 17 dicembre 2002 il secondo Pallone d'oro della carriera.

Nella stagione 2002-2003 vinse il campionato spagnolo, mentre all'inizio di quella successiva, Ronaldo conquistò la Supercoppa nazionale.In 4 stagioni e mezzo al Real Madrid Ronaldo vanta 177 partite ufficiali con 104 gol e il secondo titolo di Pichichi nel 2004.

2007-2008: Milan

Il 30 gennaio 2007, dopo una lunga e complessa trattativa, il Real Madrid ha ceduto Ronaldo al Milan per la cifra di 7,5 milioni di euro. Una clausola del contratto d'acquisto prevedeva che, nell'eventualità (poi verificatasi) del raggiungimento di un posto utile alla qualificazione alla Champions League 2007-2008, il Milan fosse tenuto a versare al Real Madrid un ulteriore corrispettivo di 500.000 € Ronaldo firmò un contratto con il Milan fino al 30 giugno 2008. In base al regolamento UEFA, che proibiva a qualsiasi calciatore di poter giocare in una stagione sportiva europea con due o più squadre diverse, Ronaldo non ha potuto essere schierato nell'edizione 2006-2007 della Champions League, essendovi stato utilizzato in precedenza dal Real Madrid.L'esordio in campionato con il Milan è avvenuto l'11 febbraio 2007, subentrando nel secondo tempo dell'incontro casalingo contro il Livorno, vinto 2-1. Nella giornata successiva, in trasferta contro il Siena, ha realizzato una doppietta nell'incontro vinto dal Milan per 4-3. Infine, nel derby dell'11 marzo 2007, ha realizzato il gol del provvisorio 1-0 contro l'Inter, la quale ha poi vinto l'incontro 2-1.Nel complesso l'acquisto di Ronaldo ha segnato una svolta nella stagione del Milan: con 7 gol in 14 presenze il brasiliano ha dato un apporto decisivo alla rimonta della squadra verso la quarta posizione, necessaria per qualificarsi alla Champions League tramite i preliminari che poi i rossoneri hanno potuto saltare, avendo vinto la massima manifestazione europea per club ad Atene contro il Liverpool.

Un infortunio alla coscia sinistra, capitatogli in allenamento il 31 luglio 2007, lo ha costretto a saltare la prima parte della stagione 2007-2008. Il 4 novembre 2007, dopo 3 mesi di assenza dai campi, Ronaldo è stato convocato da Carlo Ancelotti per la trasferta del 6 novembre contro lo Shakctar Donetsck. Ha fatto il suo esordio stagionale in partite ufficiali nello Stadio Sant'Elia contro il Cagliari, il 25 novembre, nel 13° turno di campionato. Convocato anche per la successiva gara di Champions League del 28 novembre contro il Benfica, ma non è sceso in campo poiché ha subito un nuovo infortunio, questa volta al polpaccio, durante il riscaldamento pre-sostituzione. Ha stentato a riprendersi da tale infortunio e non si è allenato coi compagni in Giappone prima del Mondiale per club 2007. Di conseguenza, dopo essere stato inizialmente inserito nella lista dei 23 convocati per tale manifestazione, il giorno prima dell'esordio, in accordo con il giocatore, il Milan ha deciso di sostituirlo con Favalli.È tornato in campo dopo l'infortunio il 13 gennaio 2008 a San Siro contro il Napoli segnando 2 gol nella vittoria per 5-2.Il 13 febbraio 2008, nel recupero di campionato contro il Livorno, Ronaldo ha subito un nuovo grave infortunio: entrato in campo da pochi minuti, nel tentativo di colpire di testa il pallone crossato in area da Massimo Oddo, si è procurato la rottura del tendine rotuleo questa volta del ginocchio sinistro.È stato operato il giorno seguente ancora a Parigi da Eric Rolland con la consulenza di Gérard Saillant, il medico che l'aveva operato 8 anni prima.L'11 marzo 2008, a poco meno di un mese dall'infortunio, Ronaldo è tornato in Italia, dove ha proseguito il programma di recupero,per poi continuare in patria dal 9 aprile. L'attaccante brasiliano, quindi, dal 1º luglio 2008 è rimasto senza contratto per la prima volta da quando ha iniziato a giocare.

2009-2011: Corinthians

Il 9 dicembre 2008 Fabiano Farah ha annunciato al sito GloboEsporte che il calciatore ha trovato un accordo per giocare nel 2009 con il Corinthians, appena ritornato in Série A, e che la firma ufficiale sarebbe arrivata entro i successivi due giorni.Ha esordito con il Corinthians il 4 marzo 2009, subentrando a Jorge Henrique al 66º minuto della partita di Coppa del Brasile in casa dell'Itumbiara (2-0 per i paulisti), tornando così a disputare una partita a 13 mesi dall'infortunio al ginocchio.L'8 marzo 2009 è tornato anche al gol, segnando di testa nei minuti di recupero la rete del definitivo 1-1 di Palmeiras-Corinthians, partita valida per il Campionato Paulista. Si è poi ripetuto anche nella partita successiva contro il São Caetano realizzando al 50º minuto di gioco la rete del definitivo 2-1 per il Corinthians e il 25 marzo ha realizzato la prima doppietta (il primo gol su rigore) nel 2-2 contro il Ponte Preta, prima partita nella quale è rimasto in campo per tutti i 90 minuti di gioco.È stato il protagonista della finale di andata del Campionato Paulista 2009, nella quale ha realizzato 2 dei 3 gol con cui il Corinthians ha battuto il Santos al Vila Belmiro. Dopo la finale di ritorno, terminata 1-1, il Corinthians si è laureato campione paulista 2009 e Ronaldo è stato eletto miglior giocatore del torneo. Il 1º luglio 2009 ha vinto la Coppa del Brasile, seconda personale, nella doppia finale contro l'Internacional (4-2 il risultato complessivo), segnando anche un gol nella partita di andata a San Paolo del 18 giugno 2009 terminata 2-0 per il Corinthians.L'8 luglio 2009 ha segnato la sua prima tripletta con il Corinthians, in campionato contro il Fluminense, e fornito l'assist per il quarto gol segnato da Dentinho (4-2 il risultato finale).Queste sono state le sue prime reti nel campionato brasiliano 2009.Ha terminato il campionato brasiliano 2009 con 12 reti in 20 partite.Il 22 febbraio 2010 in una conferenza stampa Ronaldo ha annunciato il prolungamento del suo contratto fino al 2011 con il consueguente ritiro definitivo dai campi per fare l'ambasciatore del Corinthians all'estero.Il 1º aprile 2010, reduce da un periodo sfortunato (2 reti in 10 partite), è tornato a segnare portando alla vittoria la sua squadra. Nell'occasione si è reso decisivo nella partita di Coppa Libertadores 2010 contro il paraguaiani del Cerro Porteño, mantenendo i brasiliani in vetta al girone 1 con 10 punti in quattro giornate.Si ripete due giorni dopo, il 3 aprile, nel 2-0 contro l'Ituano (rendendosi decisivo anche per l'1-0 di Jucilei), nella partita di Campionato Paulista che ha mantenuto il Corinthians al 4º posto.Dopo 112 giorni lontano dai campi di gioco per via di diversi infortuni e di una forma fisica scadente per il sovrappeso accumulato durante l'inattività,Ronaldo è tornato a disputare una partita ufficiale il 29 agosto 2010 contro il Vitória, gara nella quale è rimasto in campo per un'ora. Nella successiva partita disputata l'8 settembre 2010, è tornato al gol su rigore contro l'Atlético Paranaense, la stessa squadra contro cui aveva segnato l'ultima rete 4 mesi prima.Nella stagione seguente, dopo il ritiro di William, Ronaldo è diventato capitano del Corinthians.Tra gennaio e febbraio ha disputato 4 partite, 2 nel Campionato Paulista e altrettante nel turno premilinare della Coppa Libertadores, dove il Timão è stato eliminato dal Deportes Tolima, senza riuscire a segnare alcun gol.Il 14 febbraio 2011, a 34 anni e con 10 mesi di anticipo rispetto a quanto programmato in precedenza, Ronaldo ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato per via dei numerosi problemi fisici che ne condizionavano il rendimento, tra cui anche l'aumento di peso dovuto all'ipotiroidismo,malattia diagnosticatagli durante il suo periodo al Milan e che non ha potuto curare adeguatamente in quanto i farmarci usati per trattarla sono considerati dopanti.

Nazionale

 

L'esordio in Nazionale di Ronaldo risale al 23 marzo 1994 contro l'Argentina e segnò il primo gol con la Nazionale verdeoro nella partita seguente conto l'Islanda.Fu tra i 22 convocati per il campionato del mondo USA 1994, ma non scese mai in campo. Siccome il Brasile vinse quell'edizione del mondiale in finale contro l'Italia, Ronaldo poté fregiarsi del titolo di campione del mondo, ad appena 17 anni. Vinse la Confederations Cup del 1997 e due edizioni consecutive della Coppa America (1997 e 1999).Guidò il Brasile campione del mondo alla difesa del titolo nel Mondiale 1998 in Francia, raggiungendo la finale contro la squadra di casa, ma la notte prima dell'ultimo atto, a Parigi, Ronaldo fu colto da convulsioni. Inizialmente fu escluso in favore di Edmundo, ma fu reintegrato poco prima dell'inizio della finale, che non giocò al suo meglio.La Francia batté il Brasile per 3-0 e vinse la Coppa del Mondo, e il giallo sul malore che aveva colto Ronaldo la sera prima divenne un caso mondiale.Nel Mondiale 2002, che si giocò in Corea del Sud e Giappone, Ronaldo vinse la classifica marcatori con 8 gol e fu la stella della squadra che arrivò in finale per la terza volta consecutiva. Questa volta l'avversaria per il titolo fu la Germania, che il Brasile batté 2-0 con due suoi gol. La vittoria mondiale gli valse a fine anno il suo secondo Pallone d'oro (2002).Nonostante l'eliminazione a opera della Francia per 1-0 nei quarti di finale del Mondiale 2006, Ronaldo è riuscito a diventare il miglior marcatore delle fasi finali del torneo, in tre edizioni dei Mondiali ha infatti segnato 15 gol (4 nel 1998, 8 nel 2002 e 3 nel 2006), uno più di Gerd Müller, precedente detentore del record, e di Miroslav Klose (14) e due più di Just Fontaine (13).Alcuni giorni dopo l'annuncio del ritiro dal calcio giocato, la CBF ha deciso di organizzare una partita di addio in Nazionale per Ronaldo, fissando un'amichevole contro la Romania per il 7 giugno 2011 al Paceambu di San Paolo, stadio di casa del Corinthians, ultima squadra del Fenomeno.Ronaldo ha disputato gli ultimi 15 minuti del primo tempo, sostituendo Fred, autore dell'unico gol dell'incontro.

In Nazionale Ronaldo vanta in totale 62 gol in 98 partite, secondo marcatore di sempre nella Nazionale brasiliana a 15 gol dal primatista Pelé.

Palmarès

Club

Competizioni nazionali [modifica]

Cruzeiro: 1993
Corinthians: 2009
PSV Eindhoven: 1995-1996
Barcellona: 1996
Real Madrid: 2003
Barcellona: 1996-1997
Real Madrid: 2002-2003
Corinthians: 2009

Competizioni internazionali [modifica]

Barcellona: 1996-1997
Inter: 1997-1998
Real Madrid: 2002

Nazionale [modifica]

1994,[9] 2002
Atlanta 1996
1997, 1999
1997

Individuale

1993 (8 gol)
1993 (8 gol)
1994 (22 gol)
1994-1995 (30 gol)
1996, 1997, 2002
1996, 1997, 2002
1996-1997 (34 gol), 2003-2004 (24 gol)
1997, 2002
1997
1997
1998
Miglior attaccante: 1998
Miglior giocatore dell'anno: 1998
Miglior straniero: 1998
Miglior assoluto: 1998
Campione dei Campioni: 2007
1999 (5 gol)
2002 (8 gol)
2009

 

Roberto Baggio - Il Divin Codino.Scritto da:Nicola Giordano

La sottile leggerezza del talento puro.

Roberto Baggio nasce il 18 Febbraio del 1967 a Caldogno (Vi).E' considerato uno dei migliori giocatori della storia del calcio mondiale,se non il migliore in Italia;il suo era un calcio magico,fatto solo di leggerezza e fantasia.Zero muscoli e zero fisicità.L'arte era nei piedi non nel fisico e quando metteva in mostra il suo talento puro,il tempo sembrava fermarsi per pochi istanti,rimanendo impresso nella memoria di chi l'avesse visto giocare.Ognuno poteva dire alla fine:ho visto giocare Roberto Baggio.

Occupa la 16ª posizione (primo italiano) nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata da World Soccer, ed è stato inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 più grandi calciatori viventi divulgata il 4 marzo 2004.Pur non avendo mai vinto la classifica dei marcatori, è il sesto realizzatore di sempre del campionato di Serie A con 205 gol, preceduto da Piola, Nordahl, Meazza, Altafini e Totti.Con 318 gol segnati in totale tra club e Nazionale è in assoluto il quarto marcatore di sempre italiano , dietro solo a Silvio Piola (364 gol), Giuseppe Meazza (338) e Alessandro Del Piero (319).In Nazionale conta 56 presenze e 27 gol, che lo collocano al quarto posto tra i realizzatori in maglia azzurra, a pari merito con Alessandro Del Piero. È l'unico calciatore italiano ad aver segnato in tre diverse edizioni dei Campionati del mondo (1990, 1994 e 1998). È stato vicecampione del Mondo nel 1994 e ha raggiunto il terzo posto ai Mondiali nel 1990.Nel 2002 è stato inserito nel FIFA World Cup Dream Team,selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali.A livello individuale, ha conseguito numerosi riconoscimenti, aggiudicandosi tra l'altro il Pallone d'oro 1993 (uno dei 5 italiani ad essere stato premiato con il Pallone d'oro assieme a Omar Sívori, Gianni Rivera, Paolo Rossi e Fabio Cannavaro), anno in cui è stato eletto anche FIFA World Player da una giuria composta dai commissari tecnici e dai capitani delle Nazionali di tutti i continenti.È uno dei 5 calciatori (gli altri sono Giovanni Ferrari, Riccardo Toros, Eraldo Mancin e Alessandro Orlando) ad aver vinto due scudetti consecutivi con due differenti squadre italiane.

Gli inizi

Dopo aver iniziato nella squadra del suo paese, il Caldogno, all'età di 13 anni si trasferì al Vicenza, a quel tempo in Serie C1. Si mise subito in luce nelle formazioni giovanili, segnando negli anni 110 gol in 120 presenze.Tale risultato gli permise di debuttare in prima squadra il 5 giugno 1983 all'ultima giornata del campionato di Serie C1, Vicenza-Piacenza (0-1), entrando nel secondo tempo.Nella stagione 1984-1985, inserito in prima squadra dall'allenatore Bruno Giorgi,mise a segno 12 gol in 29 partite, consentendo alla sua squadra la risalita in Serie B. In una delle ultime partite di campionato, il 5 maggio 1985 contro il Rimini, subì un grave infortunio al ginocchio destro (compromessi legamento crociato anteriore e menisco), il primo di una lunga serie, che lo costrinse ad un periodo di oltre un anno di assenza dai campi di gioco. Durante questa fase di riposo forzato e quindi di incertezza sulla propria carriera di calciatore visse una profonda crisi personale e spirituale, che lo convinse ad abbracciare definitivamente la fede buddhista.

Fiorentina

Questo infortunio arrivò a due giorni dalla firma del contratto con Fiorentina, che lo aveva ingaggiato per 2,7 miliardi di lire.Operato in Francia dal professor Bousquet, esordì in Serie A il 21 settembre 1986 allo Stadio Artemio Franchi contro la Sampdoria. Il 28 settembre seguente subì una lesione al menisco del ginocchio destro. Il suo primo gol nella massima divisione arrivò su punizione il 10 maggio 1987 contro il Napoli (1-1).

Nella stagione successiva si presentò a San Siro segnando alla seconda giornata in Milan-Fiorentina 0-2. Negli anni seguenti fu protagonista di primo piano nel panorama calcistico italiano; la Fiorentina navigava nelle zone medio-alte della classifica e raggiunse una finale di Coppa UEFA nel 1990, persa poi contro la Juventus. Alla fine dell'anno ricevette il "Trofeo Bravo", premio assegnato dalla rivista Guerin Sportivo al miglior giovane Under-23 partecipante alle coppe europee, unico ma importante riconoscimento personale vinto con la Fiorentina. Nel 1988 venne convocato per la prima volta in Nazionale, in occasione del match del 16 novembre contro l'Olanda, nella gara amichevole organizzata in ricorrenza del 90º anniversario dell'istituzione della FIGCRimase a Firenze fino al 18 maggio 1990, quando venne acquistato dalla Juventus per la cifra record, a quei tempi, di 25 miliardi di lire.La tifoseria viola, consapevole di perdere il proprio simbolo, scese in piazza protestando contro la dirigenza ed il presidente Pontello. I disordini causarono anche diversi feriti ed arrivarono fino a Coverciano, creando non pochi problemi al ritiro degli Azzurri in preparazione per i Mondiali e al giocatore stesso, che arrivò a ricevere sputi da alcuni esagitati.L'allora procuratore Antonio Caliendo ha in seguito narrato un fatto singolare al riguardo: «Mi ricordo ancora la scena: quando Baggio passò dalla Fiorentina alla Juventus, in conferenza stampa, davanti ai giornalisti gli misero al collo la sciarpa bianconera e lui la gettò via. Fu un gesto imbarazzante. Io dissi che il ragazzo andava compreso: era come se avessero strappato un figlio alla madre. Ammetto che, quella volta, rimasi molto colpito anch'io».Baggio restò per sempre legato a Firenze ed ai colori viola, suscitando non pochi malumori tra i suoi nuovi tifosi. Oltre all'episodio della sciarpa, rimase celebre il rifiuto di calciare un rigore durante Fiorentina-Juventus (1-0) del 6 aprile 1991,andando poi a salutare i suoi ex tifosi raccogliendo una sciarpa viola che gli era stata lanciata dagli spalti, in un'atmosfera surreale di applausi e fischi.

Juventus

Dopo i Mondiali italiani, iniziò la sua esperienza con la Juventus, che durerà cinque anni (78 i gol segnati nel campionato italiano con la maglia bianconera). Con i colori bianconeri vinse uno scudetto, una Coppa Italia ed una Coppa UEFA.Nel primo anno con la Juventus di Gigi Maifredi segnò 27 gol, tra cui uno nel ritorno della semifinale di Coppa delle Coppe contro il Barcellona finito 1-0 con gol di Baggio che non fu sufficiente a ribaltare l'1-3 dell'andata. A fine campionato la Juve restò fuori dalle posizioni UEFA.L'anno successivo sulla panchina della Juve torna Giovanni Trapattoni. La Juve, fuori dalle Coppe, arrivò seconda in campionato dietro al Milan. Nella stagione 1992-1993 la Juve riuscì a battere per la seconda volta in due anni il Milan, con un 1-3 a San Siro con firma di Baggio. Termina la stagione con 21 gol e con la fascia di capitano al braccio.In Coppa UEFA, in semifinale contro il Paris Saint-Germain, Baggio segna una doppietta nella gara di andata finita 2-1 per i bianconeri e quindici giorni dopo, a Parigi, sarà ancora Baggio a siglare il successo per 0-1 che vale la finale, partita nella quale segna un'altra doppietta, contro il Borussia Dortmund. Al ritorno la Juventus vince per 3-0 e si aggiudica il trofeo.

A fine anno vince Pallone d'oro e FIFA World Player.Fra il 1992 e il 1995 subì cinque infortuni importanti: costola fratturata, tendinite, pubalgia, lesione del tendine del ginocchio destro e distorsione al ginocchio sinistro. Nel dicembre 1994 si classificò secondo nella classifica del Pallone d'oro, alle spalle di Hristo Stoichkov, e terzo in quella del FIFA World Player, dietro allo stesso giocatore bulgaro e a Romario.

Dopo l'infortunio la società aveva deciso di non farlo sottoporre ad una operazione e Baggio rientrò in campo dopo quasi cinque mesi, segnando comunque gol decisivi per la conquista dello scudetto e della Coppa Italia. Il periodo di assenza dal terreno di gioco favorì l'esplosione del giovane Alessandro Del Piero, sul quale la dirigenza bianconera e il nuovo allenatore Marcello Lippi scelsero di puntare, e venne ceduto al Milan nell'estate del 1995, nonostante il parere contrario dei tifosi.

Milan

Con il Milan, da cui fu acquistato nell'agosto del 1995,allenato quell'anno da Fabio Capello, vinse subito lo scudetto, il secondo consecutivo per lui,dando spettacolo in campo insieme all'altro neo acquisto,il liberiano George Weah (che quell'anno vinse anche il pallone d'oro,primo africano dellastoria) tuttavia, le discussioni sul suo vero ruolo (punta, mezzapunta, rifinitore) e sulla compatibilità con Dejan Savićević si sprecarono, nonostante mostrasse invece un'ottima intesa con il montenegrino . Parte titolare in quasi tutte le partite ed assume anche il ruolo di primo rigorista della squadra, ma viene puntualmente sostituito dal tecnico di Pieris, che non lo riteneva in grado di giocare per tutti e 90 i minuti.Non venne convocato da Sacchi per gli Europei del 1996, nel quale la Nazionale si fermò al turno preliminare. Nella stagione successiva sulla panchina del Milan arrivò l'allenatore uruguagio Oscar Washington Tabárez, che subito dichiarò di voler puntare su di lui e sull'asso africano George Weah per l'attacco della squadra.

Partì infatti titolare nelle prime partite stagionali, esordendo anche in UEFA Champions League nel match casalingo contro il Porto, ma la crisi di risultati della squadra lo relegò in panchina, a favore di Marco Simone.Tabarez venne infine esonerato ed al suo posto la società chiamò l'ex tecnico Arrigo Sacchi, con il quale Baggio non era in buoni rapporti dopo il Mondiale americano; la situazione restò tesa tra i due: oltre a venir sostituito nel ruolo di rigorista da Demetrio Albertini, venne anche relegato nel ruolo di riserva del francese Christophe Dugarry.In rossonero non trovò più spazio e, sebbene lasciasse il segno nelle occasioni in cui viene impiegato (come ad esempio il gol nel derby ritorno della stagione 1996-1997, finito 3-1 per i nerazzurri), non riuscì a far cambiare idea al tecnico. Tuttavia, il 30 aprile 1997 ritrovò la convocazione in Nazionale (non più guidata da Sacchi) segnando uno splendido gol nella partita giocata al San Paolo di Napoli contro la Polonia valida per le qualificazioni ai Mondiali 1998.Nell'estate 1997 si presentò al raduno milanista con l'intenzione di restare, ma il rientrante Fabio Capello non mostrò alcuna fiducia in lui. La nuova gestione tecnica lo convinse così ad abbandonare il Milan. Decise di ripartire con una nuova vita, dopo aver raggiunto un accordo di massima col Parma, vanificato all'ultimo momento dall'intercessione negativa dell'allenatore Carlo Ancelotti,pare per questioni tattiche: il tecnico di Reggiolo, appena affacciatosi alla Serie A, non era disposto a modificare il collaudato 4-4-2 per far posto a Baggio, per cui per il Divin Codino rimaneva soltanto un posto tra gli attaccanti, da contendersi con Enrico Chiesa e Hernan Crespo.

Avendo bisogno di giocare con continuità per guadagnarsi un posto fra i 22 che avrebbero preso parte ai Mondiali francesi, scelse allora Bologna per la sua rinascita,tagliando anche il celebre "codino". A distanza di anni, Ancelotti si dichiarerà pentito di aver rinunciato al talento di Baggio; nella sua biografia del 2009 Preferisco la Coppa, Ancelotti infatti scrive: «Ho sbagliato ad essere così intransigente, con il tempo ho imparato che una soluzione per far coesistere tanti grandi giocatori alla fine si trova. A Parma pensavo ancora che il 4-4-2 fosse lo schema ideale per eccellenza, ma non era così. Se avessi la macchina del tempo, tornerei indietro e Baggio eccome se lo prenderei. Avrei potuto gestire la situazione in maniera diversa».

Bologna

Quella nel Bologna sarà la stagione del record di marcature per Baggio, con ben 22 gol segnati in 30 partite, tanto da meritarsi la fiducia del nuovo ct della Nazionale Cesare Maldini e la convocazione per i Mondiali.Anche in questa stagione si verificarono alcune incomprensioni con l'allenatore di turno, Renzo Ulivieri, tanto che lasciò il ritiro della squadra quando il tecnico gli comunicò che non avrebbe giocato dall'inizio nella partita con la Juventus.Nella sua biografia, pubblicata poco prima dei Mondiali del 2002, accusa Ulivieri di essere stato invidioso della sua fama, in quanto la stampa attribuiva le vittorie del Bologna al suo talento, mettendo in ombra il lavoro dell'allenatore.

Inter

In quella stessa estate si trasferì all'Inter,fresca vincitrice della Coppa UEFA e grande favorita in tutte le competizioni, guidata da Gigi Simoni.

Fu una delle annate più controverse della squadra, tormentata da infortuni celebri (su tutti Ronaldo) e caratterizzata da numerosi cambi d'allenatore (dopo Simoni, arrivarono Lucescu, Hodgson e Castellini), che gli impedirono di esprimersi al meglio. Unica soddisfazione della stagione, la doppietta realizzata in Champions League il 25 novembre 1998 contro il Real Madrid campione in carica, nei minuti finali della gara.Nella seconda stagione arriva Marcello Lippi, che lo utilizzò col contagocce, ma Baggio riuscì a sfruttare al meglio i pochi spezzoni di partita che gli furono concessi mettendo a segno gol importanti in Campionato ed in Coppa Italia. Polemizzò apertamente contro Lippi e smentì pubblicamente le voci infondate sui suoi presunti guai fisici, precisando che veniva spesso tenuto fuori per scelte personali dell'allenatore.Nella partita con il Verona del 23 gennaio 2000, l'Inter perdeva 1-0 e Lippi, non avendo altri attaccanti a disposizione, si vide costretto a farlo entrare: di tutta risposta Baggio segna il gol del 2-1. A fine stagione, scaduti i due anni di contratto, si congedò dall'Inter nel migliore dei modi e chiuse tutte le polemiche lasciando parlare il campo: con una doppietta nello spareggio contro il Parma del 23 maggio 2000, svoltosi allo stadio Bentegodi di Verona, permise ai neroazzurri di accedere ai preliminari di Champions League.La grande prestazione contro il Parma è considerata tra i capolavori della sua carriera, anche per le conseguenze connesse: aveva spiegato che sarebbe rimasto all'Inter soltanto nel caso di un addio di Marcello Lippi ma, dal canto suo, Moratti aveva spiegato che Lippi sarebbe rimasto solo in caso di qualificazione in Champions League quindi, segnando quella doppietta, di fatto segna la propria esclusione dalla squadra neroazzurra. Nonostante i soliti sprazzi di classe, paga la poca continuità concessagli durante la stagione, ed il CT della Nazionale Dino Zoff, nonostante la solita mobilitazione popolare, lo lascia fuori dalla lista dei 22 convocati per gli Europei in Belgio e Olanda.

Brescia

Mancata la convocazione in Nazionale, decide di ritornare in una squadra provinciale, trasferendosi al Brescia sotto la guida di Carlo Mazzone, di cui diviene il capitano. Rifiuta l'offerta della Reggina per non allontanarsi da casae le offerte di grosse squadre come Arsenal e Real Madrid, ma l'intenzione di restare in Italia ha una motivazione ben specifica: partecipare ai Mondiali del 2002.Durante la stagione 2000-2001 smentisce ancora una volta coloro che lo davano per finito e conduce la sua squadra ad una insperata qualificazione alla Coppa Intertoto, nella quale i lombardi riescono a raggiungere la finale, poi persa contro il Paris Saint-Germain, nonostante un suo gol su rigore nella gara di ritorno che consente di pareggiare ma non di passare il turno. Durante la stagione, nel girone di ritorno, il 1º aprile 2001 in Juventus-Brescia segna uno dei gol più belli: Pirlo lo lancia con un preciso passaggio da centrocampo e lui salta Van der Sar con un delizioso stop a seguire per poi insaccare a porta vuota, dopo un fuorigioco non segnalato dal guardialinee con conseguenti polemiche, fissando il punteggio sul definitivo 1-1, risultato che allontanerà la Juventus dal vertice della classifica, guidata fino alla fine dalla Roma.Inserito fra i 50 pretendenti per il Pallone d'oro 2001,giunge venticinquesimo nella classifica finale.La stagione decisiva (2001-2002) inizia nel migliore dei modi ed addirittura si ritrova capocannoniere con 8 gol dopo 9 giornate. Segue però una prima lesione al ginocchio avvenuta a causa di un contrasto duro con Antonio Marasco del Venezia in campionato, si fa male anche con il Parma in Coppa Italia. Stavolta la diagnosi è tremenda: rottura del legamento crociato anteriore e lesione del menisco interno del ginocchio sinistro. Viene operato in Francia e, con una grandissima determinazione, riesce a rientrare in campo a 76 giorni dal giorno dell'infortunio (un record per il tipo d'infortunio subito), a tre giornate dalla fine del campionato. Nella partita del rientro, in casa della Fiorentina, segna un gol dopo appena due minuti dal suo ingresso in campo, raddoppiando poco dopo, e le reti vengono accolte da calorosi applausi anche da parte della tifoseria Viola. Nell'ultima di campionato riesce a salvare ancora una volta il Brescia dalla retrocessione con un gol decisivo contro il Bologna (finita poi 3-0). La stagione si conclude con un bottino di undici gol segnati in dodici partite, ma tutto questo non basta per convincere il commissario tecnico della Nazionale Giovanni Trapattoni a convocarlo, che lo riteneva non completamente ristabilito dall'infortunio e non in forma ottimale.Nelle due stagioni successive continua a giocare nel Brescia e, soprattutto con i suoi gol, fa raggiungere alla squadra la qualificazione per l'Intertoto, ed il 14 marzo 2004, durante il match contro il Parma, mette a segno il suo duecentesimo gol in Serie A(a fine stagione raggiungerà quota 205), soglia raggiunta solo da altri sei giocatori nel campionato italiano: Silvio Piola, Gunnar Nordahl, Giuseppe Meazza, José Altafini e Francesco Totti. Quanto fosse determinante il suo apporto, sebbene a fine carriera, per il Brescia è dimostrato indirettamente da una semplice constatazione: gli anni di Baggio coincidono con il periodo di più lunga permanenza del Brescia in Serie A (5 stagioni) ed alla fine della stagione 2004-2005, successiva al suo ritiro, il Brescia retrocederà in Serie B.Disputa l'ultima partita della sua lunga carriera a San Siro il 16 maggio 2004 in Milan-Brescia (4-2), ultima giornata della stagione 2003-2004. Alla sua uscita, cinque minuti prima dalla fine dell'incontro, viene abbracciato da Paolo Maldini e tutto lo stadio si alza in piedi per tributargli un lungo applauso.[57] Al termine della stagione, il Brescia in suo onore ritira la maglia numero 10, da lui indossata per quattro stagioni.

Nazionale

Conta una convocazione con la rappresentativa Under-21 nel 1987 che non lo vide però scendere in campo. Convocato dal ct Azeglio Vicini, esordisce con la maglia della Nazionale il 16 novembre 1988, a 21 anni, nella partita amichevole Italia-Olanda (1-0). Segna il suo primo gol in Nazionale il 22 aprile 1989, su calcio di punizione, nella partita amichevole contro l'Uruguay (1-1) disputata a Verona. Nella partita amichevole contro la Bulgaria del 20 settembre 1989, segna il 500º gol realizzato in Italia dalla Nazionale (firmerà poi una doppietta nella medesima partita).

Mondiali 1990

Partecipa alla Coppa del Mondo Italia '90 durante la quale gioca con il numero 15. Nelle prime due partite viene lasciato in panchina da Vicini ma, appena chiamato in causa, non delude ed alla sua prima apparizione nella sfida con la Cecoslovacchia mette a segno un gol memorabile, considerato il più bello del Mondiale e settimo nella classifica del più grande gol nella storia della Coppa del Mondo FIFA, partendo da metà campo e dribblando mezza squadra avversaria.Così nelle successive partite viene schierato titolare al fianco di Schillaci anche se, nella decisiva semifinale di Napoli contro l'Argentina, l'allenatore punta su un poco convincente Vialli, ed entra in campo al posto di Giannini solo al 73' sfiorando il gol su punizione e segnando il suo tiro dal dischetto nella serie di rigori che premia l'Argentina, dopo gli errori di Donadoni e Serena.Nella finale per il terzo posto, disputata a Bari, contro l'Inghilterra, mette a segno un altro gol dopo aver astutamente rubato la palla al portiere inglese Peter Shilton. La partita finisce 2-1 per gli azzurri che si aggiudicano così il terzo posto nel Mondiale casalingo. Da segnalare, nella medesima partita, la sua altruistica scelta di far tirare il calcio di rigore decisivo a Schillaci, in modo da permettergli di vincere la classifica dei marcatori del torneo con 6 gol.

Mondiali 1994

Durante la stagione 1993-1994, fatica ad entrare in forma a causa di piccoli ma fastidiosi acciacchi, eppure il CT italiano Arrigo Sacchi fa di tutto per recuperarlo fisicamente e psicologicamente, considerandolo "un patrimonio del calcio italiano". Gli incontri di preparazione ai Mondiali non vanno nel migliore dei modi: sconfitta 1-0 a Napoli con la Francia, e vittoria per 1-0 contro la Svizzera.

Inoltre, Arrigo Sacchi, dopo la rinuncia di Roberto Mancini all'azzurro, non sembra aver preso una decisione definitiva né su un preciso modulo di gioco né su una formazione-tipo. Solo Baggio ed alcuni giocatori del Milan (Baresi, Maldini, Costacurta, Donadoni) sembrano titolari inamovibili.

Italia-Irlanda: l'Italia affronta la prima partita con lo schema tattico 4-4-2, nonostante durante tutti gli incontri preparatori Sacchi l'avesse schierata con il 4-3-3. Tenta qualche assist in favore di Signori ma nel complesso la sua partita è piuttosto anonima e l'Italia disputa il peggior match del Mondiale. L'Irlanda si impone 1-0, con gol di Houghton che all'11º del primo tempo beffa Pagliuca con un pallonetto. Oltre alla mancanza di gioco, anche la sua poco convincente prestazione preoccupa i tifosi.Italia-Norvegia: nel secondo incontro l'Italia non può più sbagliare, deve battere la Norvegia se vuole sperare di qualificarsi agli ottavi. Questa volta, tutto sembra andare per il meglio: l'Italia incomincia la partita con il piglio giusto e lui sembra ispirato.Tuttavia, in occasione della prima azione norvegese, Pagliuca viene espulso dopo avere toccato il pallone con le mani uscendo oltre l'area di rigore per fermare un avversario lanciato a rete. L'Italia si ritrova in 10 ed un giocatore deve uscire per far posto al secondo portiere Luca Marchegiani: Sacchi, fra lo stupore generale, decide di far uscire proprio lui. Famose le immagini televisive nelle quali si vedono i suoi gesti e la sua espressione e soprattutto il suo labiale «Ma questo è matto!»L'Italia, ad ogni modo, al termine di un incontro molto tirato, riesce a vincere per 1-0, con un gol di testa di Dino Baggio su assist di un ispiratissimo Giuseppe Signori.Italia-Messico: in occasione del terzo incontro, Italia e Messico pareggiano 1-1 (gol di Massaro per l'Italia e Bernal per il Messico), ma lui sembra l'ombra di se stesso. L'Italia si qualifica agli ottavi solo grazie al ripescaggio come una delle migliori terze classificate nei gironi. Agli ottavi ci si aspetta di affrontare l'Argentina di Batistuta e di Maradona, ma gli argentini (privati del Pibe de oro, sospeso per doping) perdono contro la Bulgaria. È così la Nigeria a classificarsi prima del suo gruppo e ad affrontare l'Italia.Italia-Nigeria: a Boston la Nigeria, campione d'Africa in carica, passa in vantaggio al 26' con un gol di Amunike, dopo una carambola in area. L'Italia è costretta a vincere e gioca una prima frazione accettabile, nei limiti consentiti dalle proibitive condizioni climatiche (per esigenze televisive le partite si disputano nel primo pomeriggio di una torrida estate americana). Nonostante l'Italia fosse in 10 uomini a causa dell'espulsione di Gianfranco Zola, a due minuti dalla fine, Baggio riceve un pallone sul limite dell'area da Roberto Mussi e lascia partire un tiro rasoterra ed angolato che entra alla destra di Rufai, passando fra una selva di gambe e portando l'Italia al pareggio.Nel primo tempo supplementare Benarrivo lanciato da uno spettacolare passaggio di Baggio, subisce un fallo in area e l'arbitro fischia il calcio di rigore. Spiazza il portiere e segna con l'aiuto del palo. L'Italia vince 2-1.Italia-Spagna: nei quarti di finale l'Italia supera la Spagna ancora per 2-1 con i gol di Dino e Roberto Baggio che segna quasi allo scadere un gol di pregevole fattura: Nicola Berti lancia con precisione Beppe Signori, il quale lancia subito per il numero 10 che, involatosi verso l'area spagnola, aggira danzando sul pallone l'uscita di Zubizarreta e tira in porta da posizione impossibile vanificando il recupero alla disperata di un difensore spagnolo.Italia-Bulgaria: in semifinale, l'Italia batte la Bulgaria di Stoichkov ancora per 2-1, grazie alla sua doppietta.Il primo gol nasce da un fallo laterale battuto da Donadoni, il quale dà la palla direttamente al fantasista che si accentra dal vertice sinistro dell'area di rigore e, dopo aver saltato un avversario, batte il portiere con un tiro a giro che si infila vicino al secondo palo. Il secondo gol, quinto del "Pallone d'Oro" nella rassegna iridata, arriva grazie ad un preciso diagonale su lancio millimetrico di Albertini, che entra a fil di palo alla destra del portiere bulgaro Mihailov. Nel finale di gara rimane vittima di un infortunio muscolare, complici il caldo e la fatica.Italia-Brasile,la Finale:si gioca contro il Brasile allo stadio Rose Bowl di Pasadena, sobborgo di Los Angeles, sotto il solito torrido sole. Arrigo Sacchi decide per l'occasione di rischiare sia il capitano Franco Baresi, rientrante dopo l'operazione al menisco, sia il Codino, che non ha recuperato a pieno dopo lo stiramento nella precedente partita.Nonostante nel primo tempo esibisca una prestazione di alto livello, paga l'infortunio e, pur rendendosi pericoloso dalle parti del portiere verdeoro Claudio Taffarel, non riesce ad essere decisivo come nelle partite precedenti, sforzando stoicamente la gamba malconcia. Il match, difficile e teso, rimane bloccato sullo 0-0 sino alla fine dei tempi supplementari. I rigori danno la vittoria ai sudamericani per 3-2, con l'ultimo rigore sbagliato proprio da Baggio, che manda alto sopra la traversa, dopo gli errori di Franco Baresi e Daniele Massaro.Nel 2000 sarà protagonista di uno spot per Wind che riprenderà la celebre scena dell'errore di Baggio, modificata digitalmente in maniera da fare realizzare il rigore decisivo contro il Brasile.

Mondiali 1998

Partecipa a Francia '98, il suo terzo Mondiale, con il ct Cesare Maldini. L'opinione pubblica si divide sul "dualismo" tra lo stesso Baggio e Del Piero, seppur rientrante da un infortunio rimediato nella finale di Champions League. Baggio parte titolare in attacco al fianco di Christian Vieri contro il Cile nella prima partita e dimostra subito di essere uno dei giocatori più in forma tra gli Azzurri: inventa l'assist per il gol di Vieri, si procura e segna il rigore che riporta l'Italia sul pari dopo la rimonta cilena.Memorabile è l'esultanza, quasi liberatoria, dopo il centro dal dischetto, quattro anni dopo quell'infausto rigore che aveva tolto all'Italia il titolo mondiale.Nella seconda partita, vinta 3-0 contro il Camerun, sforna l'assist su calcio d'angolo per il primo gol di Di Biagio e gli annullano un goal per fuorigioco, ma la sua prestazione appare meno brillante rispetto alla gara d'esordio, complici anche alcuni ruvidi interventi a suo carico da parte dei difensori africani e si consuma la prima "staffetta" con Del Piero. Contro l'Austria segna il 2-0 su assist di Filippo Inzaghi.Durante l'incontro si consuma ancora la "staffetta Baggio-Del Piero", con Baggio che subentra al compagno nella ripresa.Dopo non essere stato impiegato nella partita degli ottavi contro la Norvegia, entra nel corso della partita con la Francia, valida per i quarti di finale, al posto di Del Piero, offre notevoli giocate e nei supplementari, lanciato da Demetrio Albertini sfiora persino il golden gol, calciando in corsa un pallone che sfila di pochissimo dal palo destro della porta di Fabien Barthez. Nell'epilogo ai calci di rigore segna il primo tiro dagli 11 metri, ma l'Italia viene eliminata dopo gli errori di Demetrio Albertini e Luigi Di Biagio.Grazie ai due gol realizzati, raggiunge il record italiano di marcature nei Mondiali detenuto da Paolo Rossi a quota 9 gol (il record verrà poi raggiunto anche da Vieri), e diventa l'unico giocatore italiano ad aver segnato in tre Mondiali diversi.

Ultima partita in Nazionale

Il 28 aprile 2004 a Genova gioca, a 37 anni, per l'ultima volta in Nazionale, grazie alla convocazione-tributo da parte del ct Trapattoni in occasione di una partita amichevole contro la Spagna (fino a quel momento soltanto Silvio Piola era stato celebrato in questo modo). La partita, terminata 1 a 1, è ricca di suoi numeri e l'affetto degli sportivi italiani è espresso da ovazioni continue ogni qualvolta tocca palla e da una standing ovation quando viene sostituito negli ultimi minuti da Fabrizio Miccoli.Per via dell'altissimo livello delle sue prestazioni, l'opinione pubblica e la stampa spingono per vederlo in campo all'Europeo 2004 e alle seguenti Olimpiadi,ma quella di Genova resterà la sua ultima apparizione in azzurro. Nonostante il suo rendimento nei tre Mondiali disputati, non è mai stato convocato per un Europeo.Il 5 dicembre 2011 viene inserito nella Hall of Fame del calcio italiano per la categoria Giocatore italiano.

Oggi è dirigente della FIGC,responsabile del settore del Settore Tecnico della Federazione

Palmarès

Club

Competizioni nazionali

Juventus: 1994-1995
Milan: 1995-1996
Juventus: 1994-1995

Competizioni internazionali

Juventus: 1992-1993

Individuali

1985
1990
1990-1991
1993
1993
1993
1993
1994 (USA 94)
1994
1995
2001
2001
Calciatore più amato dai tifosi: 2002
2002
2003

Onorificenze

Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana
  — Roma, 30 settembre 1991. Di iniziativa del Presidente della Repubblica.